Marketing

L'idea rivoluzionaria dietro al successo di ogni azienda

Articolo di Luca Compiani 12 ottobre 2018
Spesso, per creare un’azienda unica che stravolga il mercato di appartenenza, basta una “semplice” intuizione. Ecco alcune storie di "game changer" che dovrebbero ispirare il settore immobiliare.
L'idea rivoluzionaria dietro al successo di ogni azienda

Spesso per creare un’azienda unica, che stravolga il mercato di appartenenza, basta una “semplice” intuizione. Un brand di successo può nascere a “tavolino” dopo studi e progettazioni ma, come spesso accade, può nascere anche dall’intuizione e dalla visione di una persona. E’ ciò che è successo a colossi mondiali dello sport, della ristorazione e del turismo.

Ecco alcune storie di "game changer" dove, intuita la potenzialità dell'idea, c'è stato il superamento della fase di sconforto e dei numerosi “no”, fino alla materializzazione del sogno e al cambiamento delle regole del gioco. 

Qualche esempio? Ecco le avventure di Phil Knight (NIKE), Ray Kroc (MCDONALD'S) e degli amici Brian Chesky e Joe Gebbia (AIRBNB).

Nike

1962, Phil Knight, mezzofondista amante della corsa e laureato in Economia alla University of Oregon, da ormai due anni ha in testa, come la definisce lui, “un’idea folle”: ripetere, con le scarpe da corsa, il successo delle macchine fotografiche giapponesi che erano riuscite a penetrare nel mercato statunitense fino ad allora dominato dai tedeschi.

Knight coltiva e crede nella sua “idea folle” e due anni dopo, il 25 gennaio 1964, fonda con il suo allenatore e “guru” dell’atletica Bill Bowermancon la Blue Ribbon Sport, una società per importare dall’oriente (per conto della giapponese Onitsuka Tiger ora ASICS) nuove calzature da corsa, innovative e non presenti nel mercato Statunitense.

L’intuizione è giusta! L’idea non era poi così folle.
Una serie di fattori, tra i quali il tentativo di “tradimento” di Onituska Tiger di vendere l’esclusiva ad un altro gruppo, portano Knight e Bowerman a creare una nuova società: nel 1972 nasce Nike (il cui nome è dichiaratamente ispirato all’alata dea greca simboleggiante la vittoria).

I due creano una linea di scarpe d’atletica mai viste prima: tecniche (scarpe chiodate mai viste prima e scarpe con la suola “waffel”) e di stile.

Il fenomeno diventa sempre più grande e l’azienda non si ferma, anzi è pronta a studiare nuove soluzioni tecniche. Gli atleti di punta vogliono gareggiare con le Nike. Knight apre il proprio mercato anche ad altri sport come il tennis e il basket (creando addirittura la prima scarpa con il brevetto di ammortizzazione con aria compressa nella suola).

A soli 7 anni dalla sua nascita, Nike copre il 50% del mercato delle scarpe da corsa. Molti volti noti del basket (Michael "Air" Jordan), tennis (John McEnroe, Agassi), ma soprattutto calcio (Cristiano Ronaldo),  adottano l’innovativo “swoosh”, il celebre marchio ideato nel 1971 da una studentessa di grafica (costato 35$ ora ha un valore inestimabile).

È la consacrazione di Nike e del celebre Swoosh (uno dei loghi più conosciuti al mondo).

Oggi le scarpe e l’abbigliamento Nike si vendono in oltre 5.000 negozi, in tutto il mondo l’azienda ha 10.000 dipendenti e “tutte le sedi Nike, indipendentemente dalla nazione, hanno il numero di telefono che finisce con 6453, gli stessi tasti con cui si scrive con il T9 la parola Nike”.

IDEA: Produrre scarpe e abbigliamento tecnici con soluzioni innovative 
PUNTI DI FORZA: Qualità, innovazione, ricerca, comunicazione 

McDonald’s

Chi non è stato mai in un McDonald’s? Chi non conosce il logo a due archi dorati?
La catena McDonald’s è la maggiore catena di fastfood a livello mondiale e conta oggi più di 30.000 ristoranti.
Ma da dove deriva questo successo? Dall'intuizione di un venditore di frullatori di 52 anni: Ray Kroc.

Siamo nel lontano 1950: un giorno Kroc riceve un grosso ordine di multimixer da un ristorante di proprietà dei fratelli McDonald e spinto dalla curiosità sale in macchina per vedere di persona chi gli ha commissionato quell’ordine.

Ciò che vede davanti a sè davanti al chiosco lo lascia di sasso: una coda smisurata di auto e clienti che pazientemente ordinano e, cosa ancora più incredibile, in poco tempo ritirano il proprio hamburger: capisce in pochi secondi le potenzialità di quel sistema di preparazione e somministrazione.

Il successo è l’antitesi degli altri fastfood: velocità, semplicità, efficienza. I fratelli McDonald avevano capito infatti ciò che il cliente voleva o meglio, non voleva: dover aspettare troppo tempo per pranzare.

Un’idea sicuramente innovativa, ma cosa l’ha portata a diventare una catena mondiale?

La visione di Kroc: trasformare quel piccolo chiosco in una catena di montaggio standardizzando i punti e la metodologia lavorativa (misura del panino, cottura della carne, dosaggio delle salse, dimensione delle patatine), aumentandone l’efficienza (pochi menù era sinonimo di maggiore velocità nel servizio), uniformando l’offerta (i clienti avrebbero trovato lo stesso menu e la stessa qualità in ogni ristorante) e adattandosi alle circostanze (il “veggie Burger” per andare incontro ai cattolici al venerdì e per estendere la propria clientela a induisti, musulmani e tutti coloro che non possono o non vogliono mangiare carne bovina/suina).

Infine il grande successo lo si deve soprattutto alla formazione data dalla casa madre ad ogni singolo affiliato e all’investimento immobiliare della catena: ogni negozio infatti è di proprietà della catena e viene locato all’affiliato.

IDEA: Riprodurre su scala una metodologia innovativa e vincente
PUNTI DI FORZA: Velocità, qualità, capacità di adattamento

Airbnb

Cosa fareste se il vostro proprietario di casa da un giorno all’altro vi comunicasse che dal mese prossimo l’affitto aumenterà di 1.000 euro e voi non aveste i soldi per pagare l’affitto?

Questo è quello che successe nel 2007 a San Francisco a Brian Chesky e Joe Gebbia due giovani designer 27enni e protagonisti di questa storia. In quei giorni a San Francisco è in programma un importante evento internazionale legato alla moda e tutti gli hotel sono sold out. Non si trova posto per dormire da nessuna parte. 

Ecco l’idea: affittare il loro appartamento per qualche giorno a turisti che non vogliono perdere l’evento.

Acquistano un paio di materassi gonfiabili e dopo aver scattato alcune foto dell’appartamento, pubblicizzano la possibilità di condividere il loro alloggio per brevi periodi con la speranza che qualcuno li chiami.

Nella prima settimana dormiranno in quell’appartamento una ragazza indiana, un manager di Boston e una coppia del Massachusetts. Le prenotazioni non terminano e in una sola settimana i ragazzi riescono a racimolare i soldi necessari per pagare l’affitto.

Biran, Joe e Nathan (il nuovo coinquilino ingegnere di professione) capiscono che quell’idea potrà cambiare la loro vita e il turismo.
Come spesso accade però per far decollare una startup ci vuole un investimento economico, 25.000 dollari nel loro caso, capitale di cui non dispongono.

Cercano pertanto investitori, ma tutti rispondono che si tratta di un’idea folle e non credono nel progetto. I ragazzi però sanno di aver avuto l'idea che cambierà la loro vita e non demordono. Per recuperare il capitale necessario producono scatole di cereali per la colazione con le caricature di Barack Obama e John McCain, gli allora candidati alla Casa Bianca.

Riusciranno a racimolare i 25 mila dollari necessari? In 2 mesi vendono 800 scatole a 40 dollari l'una! 
Il progetto può partire. 

Nei mesi successivi progettano la piattaforma e dopo una serie di accorgimenti Airbnb è realtà. Il settore alberghiero è stravolto! 
Ogni notte in 190 paesi al mondo, 785.000 persone dormono a casa di uno “sconosciuto”.

IDEA: Condividere l'abitazione creando un'esperienza turistica differente dal normale 
PUNTI DI FORZA: innovazione, semplicità, sicurezza 

Quale idea potrebbe cambiare il settore immobiliare? 

Opero nel settore immobiliare da oltre 15 anni, come titolare/agente e ultimamente come responsabile sviluppo di un noto brand mondiale.
Ho la fortuna di incontrare mensilmente decine e decine di professionisti, il che mi da la possibilità di fotografare abbastanza chiaramente il nostro mercato e capire quali possono essere gli elementi fondamentali per il successo anche di una piccola realtà immobiliare.

Il nostro settore ha subito enormi cambiamenti negli ultimi anni, complice la crisi e l’avvento della tecnologia.
Capita di incontrare agenzie che ancora oggi operino in maniera solitaria, senza l’utilizzo di internet e rinunciando ad aggiornamenti formativi. Credo che questi siano gli ingredienti fondamentali di una ricetta di crescita, per potersi affermare nell’immobiliare 2.0.

La collaborazione e la formazione sono due aspetti imprescindibili per la crescita di un’azienda immobiliare. Senza conoscenza e aggiornamento non si cresce. Senza collaborazione non si può offrire un servizio “vincente” al proprio cliente, non si possono ridurre i tempi di vendita e non si può soddisfare al massimo ogni esigenza del cliente, acquirente o venditore che sia.

La tecnologia aiuta non solo ad essere più visibili nell’etere, ma soprattutto, a registrare, gestire e fidelizzare i clienti. Questo è un’altro ingrediente fondamentale di cui un’agenzia non può fare a meno. Ma purtroppo non è così!

A riprova di quanto scrivo sopra, mi sono imbattuto in un articolo di Gerardo Paterna nel quale l’autore riportava che su un campione di 1.500 agenzie intervistate, solamente il 36% di loro utilizza un gestionale CRM (contro il 71,5% negli Stati Uniti).

Per cambiare le regole del gioco nel settore immobiliare, a mio avviso, si dovrebbe puntare su una azienda che collabora nel senso più ampio del termine (colleghi della stessa agenzie e non solo), che sia costantemente formata (sugli aspetti legali, tecnici, e su nuove metodologie lavorative), che utilizzi la tecnologia da un punto di vista operativo e di visibilità, che sia libera di operare su tutto il territorio senza limiti e sia innovativa rispetto la concorrenza.

Per poter penetrare e stravolgere il mercato di appartenenza il gamechanger immobiliare potrebbe a questo punto riprodurre il sistema su grande scala come fece Ray Kroc con i ristoranti McDonald’s, con innovative best practice (un esempio è l’Open House) come fece Phil Knight con la sua Nike o facendo vivere al cliente un’esperienza immobiliare diversa come fecero Brian Chesky e Joe Gebbia con Airbnb.

Luca Compiani

Luca Compiani - Classe 1977. Laureato in Scienze Motorie, inizio fin da subito a fare tutt'altro aprendo un'agenzia immobiliare RE/MAX. Nel frattempo viaggio molto: Messico, Tibet, Africa, Sri Lanka, Thailandia. Oggi mi occupo di sviluppo di rete. Leggo tanto, soprattutto biografie di imprenditori famosi, e seguo assiduamente (dalla poltrona) il calcio. Squadra del cuore? Non ve lo dirò mai. Il mio sogno? Avervi tutti in RE/MAX!

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